Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato annuncia che da mercoledì 20 gennaio potrà accogliere nuovamente i suoi visitatori, in piena sicurezza
“Abbiamo già dimostrato come un luogo della cultura possa essere un presidio importante e sicuro per la collettività in un periodo difficile come quello che stiamo tutti vivendo – dichiara Cristiana Perrella, Direttrice del Centro Pecci –. Con la riapertura vogliamo continuare a dare un segnale positivo di energia e accoglienza. Le nostre procedure di sicurezza sono state sempre accurate: siamo un museo grande, con sale ampie e spazi esterni importanti, in cui il distanziamento fisico e la gestione contingentata del flusso di visitatori sono facili da attuare. Riaprire le porte del museo al pubblico è un’opportunità per aumentare la familiarità con il museo e con il suo ruolo di servizio d’interesse generale, per offrire ai cittadini cibo per la mente e una forma di socialità e condivisione sicura, in un momento in cui ce n’è un enorme bisogno.”
Il museo riapre con la collettiva Protext! Quando il tessuto si fa manifesto, prorogata fino al 14 marzo: attraverso il lavoro di Pia Camil, Otobong Kkanga, Vladislav Shapovalov, Tschabalala Self, Marinella Senatore, Serapis Maritime and Güneş Terkol la mostra esplora il ruolo del tessuto non solo nei dibattiti critici su lavoro, identità e cambiamento ambientale, ma anche come medium per eccellenza nella rappresentazione del dissenso.
In parallelo alla riapertura fisica delle sale del museo, prosegue il palinsesto digitale PECCI ON: un programma creato per alimentare il pensiero critico e il confronto con la scena culturale globale, ma anche un modo per sottolineare come un’istituzione d’arte contemporanea come il Centro Pecci abbia la vocazione e il ruolo di catalizzatore per la propria comunità, di antenna che capta il presente attraendo idee, voci, artisti per leggere le evoluzioni del nostro tempo per restituirle amplificate al territorio e al mondo.
In occasione della riapertura, per EXTRA FLAGS, sul pennone davanti al Centro verrà issata una nuova bandiera, quella di Jeremy Deller (Londra, 1966).
Intitolata A flag for a new Pangolin Nation, la bandiera riporta quello che l’artista considera come l’animale forse più perseguitato al mondo, indicato da alcuni centri di ricerca come il probabile ospite intermedio che ha consentito il passaggio del virus Covid-19 dal pipistrello all’uomo.
Dedicargli una bandiera è dedicarla al capro espiatorio, alla vittima inconsapevole, ma è anche un commento sarcastico sulle strumentalizzazioni politiche nazionaliste e populiste generate dalla pandemia.
Come sempre nel suo lavoro, Deller attiva anche qui un dialogo trasversale che cortocircuita tra significati opposti, creando un’immagine allo stesso tempo ironica e provocatoria, che rivela il rimosso dei nostri sistemi di convivenza ed espressione. Nonostante il suo approccio anticonvenzionale e controverso, l’artista è diventato un’icona dell’arte inglese, vincendo il prestigioso Turner Prize nel 2004 e rappresentando la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia nel 2013.
Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, Prato
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